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IL VANGELO DELLA DOMENICA, 05/11
a cura di Don G. Silvestri
 

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IL VANGELO DELLA DOMENICA – 5 NOVEMBRE


DOMENICA XXXI PER ANNUM – ANNO A - MATTEO 23,1-12

 

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.


Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.


Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

 

 

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  Il brano del vangelo di questa domenica vede Gesù parlare alle folle che lo seguivano e ai suoi discepoli. Gesù si era duramente opposto alle autorità religiose ebraiche, aveva risposto alle loro sottili e maligne domande, s’era sottratto alle loro trappole. Ora dopo, questi lunghi contrasti e dopo avere messo tutti a tacere, si rivolge alle folle e ai discepoli per metterli in guardia non solo dall’insegnamento impartito da queste autorità ma anche dal loro comportamento. 

 

     Gesù comincia con una durissima requisitoria, mettendo in risalto l’arroganza e la prepotenza degli scribi e dei farisei: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei”. Scribi e farisei dunque si sono accomodati sulla cattedra del grande legislatore Mosè, ma per Gesù sono indegni di occupare quel posto. Perché? Perché, mentre Mosè si era sforzato di mediare la volontà e la legge di Dio, scribi e farisei fanno invece il contrario; hanno adulterato e trasformato la legge di Dio, si sono fatti una legge di comodo per loro e di danno e di imposizione per la gente. Dice Gesù infatti: “Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno”.. 

 

     C’è un sottilissimo filo di ironia nelle parole di Gesù. Infatti scribi e farisei non solo non fanno quello che dicono, ma dicono anche male, non sanno quello che dicono, insegnano dottrine di uomini e non di Dio. Quante volte Gesù li rimprovera apertamente per il loro errato insegnamento; quante volte li accusa di avere distorto l’insegnamento di Dio per seguire la tradizione degli uomini.

 

Perciò essi non solo agiscono male, ma anche il loro insegnamento non è da meno. Guai a prenderli quindi come maestri da cui imparare, modelli da imitare, come esempi di vita da seguire. Sono cattivi maestri e cattivi esempi da cui guardarsi seriamente. Si servono della cattedra di Mosè, orgogliosi e arroganti, per imporre leggi e regole agli altri; comandi e divieti che loro per primi sfacciatamente non osservano, ingannando così la gente: “Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito”. 

 

     Sono parole molto dure con le quali Gesù condanna l’agire farisaico e con le quali mette anche in guardia quelli che lo seguono. Parole che condannano apertamente la presunzione e l’ipocrisia religiosa, quella che porta gli scribi e i farisei ad agire nella finzione, ingannando il prossimo, mostrandosi religiosi solo esteriormente e solo per farsi ammirare dagli altri: “Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange”. Si gloriano cioè solo delle loro insegne religiose, dei loro simboli esteriori; appaiono belli fuori, ma dentro son marci e corrotti. Si sentono superiori agli altri, sono gonfi di sé, orgogliosi, pronti a rivendicare la loro importanza, i loro titoli, le loro onorificenze, le loro medaglie: “Si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati ‘rabbì’ dalla gente”.

 

     Gente da cui stare lontani, dice Gesù. Gente da non seguire e da non imitare, da cui tenersi sempre a distanza; gente che usurpa il nome stesso di Dio: ”Ma voi non fatevi chiamare ‘rabbì’, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate ‘padre’ nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare ‘guide’, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo”. A scribi e farisei dunque Gesù contesta tutto: prepotenza e arroganza, falsità e ipocrisia, titoli e insegne, appellativi e cariche, abiti e decorazioni, meriti e premi, primi posti e onori. La loro religione non rende nessun onore a Dio e nessun onore all’uomo che Dio ama; è solo falsità e inganno. 

 

      La durezza con cui Gesù tratta scribi e farisei è davvero impressionante. Impone a tutti, anche a noi, una seria riflessione. Chiunque infatti si avvia a seguire Cristo dovrà seriamente guardarsi dal riprodurre insegnamento e opere di scribi e farisei di ieri e di oggi. Sono falsi maestri e false guide che allontanano la gente da Dio. Bisognerà invece seguire Lui, ascoltare Lui, che è l’unico maestro e l’unico pastore buono: “Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato”. Non è un’opzione ma un imperativo per i discepoli: seguire Lui, farsi come Lui, agire come Lui, parlare come Lui, donarsi come Lui. 

 

     Dove infatti c’è finzione e simulazione non c’è fede. Il Vangelo è verità. Cristo è verità, sorgente di Luce, luce assoluta, senza ombra né angoli bui. Seguire Cristo è venire alla luce, rinascere a una vita pura; lasciarsi dietro la notte del male e della malizia, abbandonare le ombre dell’ambiguità e dell’imbroglio; vincere il buio del cuore e l’oscurità del nostro agire finto e menzognero.

 

     Dove c’è orgoglio e supponenza, arroganza e prepotenza non c’è verità e non c’è Dio, perché Dio è verità. Dove si insediano al potere nuovi scribi e nuovi farisei che comandano agli altri ma non muovono un dito, dove si ricercano titoli e cariche, dove si ostentano insegne e onorificenze, dove prevalgono premi e carriere, di sicuro non troviamo Cristo Gesù servo. Dove si allungano frange e filatteri, vesti sontuose e paramenti, dove si amano primi posti e seggi di onore, dove ci si gloria di mille cose piuttosto che della croce di Cristo, si è sempre più lontani dal Regno di Dio e dalla logica del Vangelo. Quanto siamo ancora lontani dal Regno di Dio!

 
 
 

 


 

 
     
Edizione RodAlia - 05/11/2023
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