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IL VANGELO DELLA DOMENICA 29/10
a cura di Don G.Silvestri
 

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IL VANGELO DELLA DOMENICA – 29 OTTOBRE


DOMENICA XXX PER ANNUN Matteo 22,34-40

 

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

 

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Anche nel vangelo di questa domenica troviamo gli avversari che vanno all’attacco di Gesù. L’intento è sempre quello di coglierlo in fallo, di metterlo alla prova per avere di che accusarlo. Sadducei e farisei, nemici tra di loro, ora congiurano insieme per eliminare Gesù: “ I farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova ‘Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?”.

 

La domanda viene addirittura da un dottore della legge, cioè da una autorità somma in materia religiosa, ed è una domanda molto insidiosa, perché il suo fine era quello di mettere Gesù in contraddizione e avere di che accusarlo. Infatti il ‘grande comandamento’ cui accenna il dottore della legge era proprio quel comandamento che spesso Gesù trasgrediva e da cui prendeva le distanze: ovvero l’osservanza del sabato; per gli ebrei, infatti, l’osservanza del sabato era l’osservanza di ogni legge e precetto del Signore. Anche stavolta però Gesù, sottraendosi alla loro astuta malizia, risponde in modo sorprendente e lasciando stupiti gli avversari. Infatti, se Gesù avesse risposto: ‘il più grande comandamento è l’osservanza del sabato’, lo avrebbero subito accusato di essere disobbediente e suscettibile di condanna.


Gesù però con grande intelligenza e saggezza, sfuggendo alla loro trappola, li riporta al vero ‘grande comandamento’: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento”.

 

Mirabile correzione operata da Gesù. Sorprendentemente infatti, accantonando la legge del sabato, causa di fraintendimenti, di fariseismo sfacciato e di allontanamento dalle vera fede ebraica, Gesù riprende il celebre Shemà Israel (‘Ascolta Israele’), elemento della fondamentale preghiera liturgica ebrea, recitata nelle orazioni del mattino e della sera; una preghiera raccomandata e trasmessa da padre in figlio per ogni generazione: ‘amare Dio con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente; questo è il grande e primo comandamento’. Dare perciò a Dio quello che è di Dio! Questo conta veramente! Amarlo assolutamente, con tutto se stessi; amarlo con amore infinito, con tutta l’anima, con tutto il cuore, con tutta la mente.

 

Immaginiamo lo stupore del dottore della legge e dei farisei, quando Gesù completando il suo discorso, afferma ancora: “Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”. Altro che legge del sabato! Altro che osservanza esteriore e tradizione. Altro che casistica farisaica e zelo bigotto. Gesù riporta tutti coi piedi a terra. Finalmente! Il suo comandamento non è un comandamento che ci aliena dalla terra e dalla storia, dalla vita concreta; non è un ginepraio di regole, di precetti e di riti purificatori; non è un rigido e fanatico sistema di osservanze scrupolose e vane. Gesù orienta invece alla concretezza estrema, alla semplicità assoluta e alla nuda verità della fede. Amare di Dio con amore infinito infatti è una sola cosa con l’amore del prossimo. Sono due comandamenti in uno; l’uno e l’altro riassumono tutta la legge i profeti: ‘amare Dio e amare il prossimo’ sono il solo e unico comandamento semplice della vita. Né c’è altro comandamento più importante di questo.

 

Il vangelo non riferisce, nella circostanza, di reazioni particolari a Gesù, né del dottore della Legge né dei farisei. Di certo, il Signore è sfuggito al loro tranello, li ha incalzati ad una riflessione profonda sulla vera fede. Ma c’è da pensare che la loro ipocrisia e la loro malafede li ha ulteriormente convinti della pericolosità di Gesù. Egli infatti con le sue parole di verità smontava del tutto l’edificio delle loro convinzioni e delle loro osservanze religiose; e rispondendo al dottore della legge, egli capovolge totalmente la legge del sabato per farne una legge di libertà e di amore, piuttosto che una forca caudina di peccato e di condanna.

 

Ancora una volta Gesù si mostra vero e divino liberatore, sublime maestro di vita. La vera fede non si identifica né si esaurisce nella pratica esteriore della legge religiosa, ma solo nell’amore del prossimo. Quale Dio infatti ha mai legato il suo nome e il suo onore al nome on è speculazione cervellotica e maniacale, non è alienazione dalla terra, come molti temono; non è ossessioe all’onore di ogni uomo? Quale Dio si è fatto carne per condividere totalmente la carne (ovvero l’indigenza, la debolezza, la povertà) dell’umanità intera? Questa la vera fede cristiana. La fede cristiana nne per un culto vano ed esteriore, non è cedimento a credulità vane e superstiziose, come pensano atei e razionalisti. Essa si specchia del volto misericordioso del Figlio di Dio, mite Agnello che si è caricato addosso il peso dell’umanità fragile e peccatrice; e conosce un solo comandamento: “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”.

 

Sarà suonata malissimo la risposta di Gesù a sadducei e farisei; e suona ancora malissimo alle orecchie di quanti hanno di Dio un’idea totalmente errata. E suona male ancora a tante nostre orecchie, perché è una risposta che toglie ogni parvenza di verità alla pratica bigotta e farisaica della religione, alla religione che rende culto vano a Dio mentre dimentica i fratelli accanto. Non c’è alcun Dio da adorare per chi non si fa custode del fratello, di ogni fratello (“Sono forse io il custode di mio fratello?” rispose Caino a Dio). Nessun culto da rendere a Dio se non lo vediamo nel volto di chi ci sta accanto. Nessuna conoscenza mai di Dio, sino a quando non lo vedremo nel più piccolo degli uomini.

 

Due secoli fa, qualcuno ha detto che ‘la religione è oppio’. Non aveva tutti i torti per la religione degli scribi, dei farisei e dei dottori della legge (di tutti i tempi). La fede però è un’altra cosa. Per questo c’è anche da chiedersi oggi: chi sono e dove sono quelli che hanno veramente fede?

 

 

 
     
Edizione RodAlia - 28/10/2023
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