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IL VANGELO DELLA DOMENICA, 28/05
a cura di Don G. Silvestri
 
 immagine allegata 

 

IL VANGELO DELLA DOMENICA – 28 MAGGIO


SOLENNITÀ DI PENTECOSTE - GIOVANNI 20,19-23

 

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».


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Mentre Luca, negli atti degli Apostoli, colloca la Pentecoste al cinquantesimo giorno dalla resurrezione di Gesù, il Vangelo di Giovanni la colloca invece la stessa sera del ‘primo giorno’ della settimana, quello della Resurrezione. L’ottica degli evangelisti, com’è noto, non è quella cronologica ma quella squisitamente teologica. In realtà lo Spirito di Dio è lo Spirito del Risorto che viene comunicato ai discepoli dopo la Pasqua. Daltra parte tutto il periodo pasquale è da considerare come un solo giorno (‘spatium laetissimum’): giorno nel quale l’universo intero riprende vita e nel quale il Risorto comunica il suo Spirito ai discepoli: lo Spirito che dà vigore alla loro fede, li sostiene nella loro fragile speranza, li corrobora nella loro testimonianza al Cristo.

 

Sicché, mentre oggi nella pagina degli Atti degli Apostoli si mette in evidenza il momento straordinario e l’effetto dirompente del dono dello Spirito effuso su Maria e gli Apostoli chiusi nel cenacolo, nel brano del vangelo di Giovanni è evidenziata invece la comunicazione immediata dello Spirito da parte del Risorto. Abbreviazione narrativa che corrisponde al senso pienamente teologico secondo cui lo Spirito di Dio è frutto immediato della passione e resurrezione del Signore: “mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore”.

 

È l’inizio del vero discepolato di Gesù, cioè della chiesa. Gesù, infrangendo le regole del tempo e dello spazio e della materialità mortale (‘a porte chiuse’), appare risorto ai discepoli; Egli si colloca al centro dei presenti (‘stette in mezzo’) Risorto per sempre, non più pietra scartata dai costruttori, ma pietra angolare del nuovo tempio di Dio, principio e fine di ogni cosa, centro della nuova umanità. Gesù saluta i suoi discepoli comunicando anzitutto la pace (‘Pace a voi’), primo frutto del suo sacrificio pasquale che ha operato la riconciliazione universale e ha propiziato il perdono del Padre agli uomini. Poi, mostra i segni indelebili della sua Passione redentrice, le piaghe gloriose della nostra salvezza (‘mostro loro le mani e il fianco’), attestanti l’amore eterno e misericordioso del Padre che ha tanto amato il mondo da donare a noi il suo stesso Figlio.

 

È in questo contesto di inesprimibile stupore dei discepoli (‘gioirono nel vedere il Signore’), che Gesù rinnovando per la seconda volta il dono della sua pace aggiunge: “Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. Inizia la missione dei discepoli nel mondo. Essi prolungheranno nella storia degli uomini l’opera salvifica del Signore: missione di pace e di riconciliazione fra gli uomini, testimonianza di amore e di solidarietà, annunzio del vangelo di liberazione ai poveri e ai diseredati della terra.

 

Missione ardua e difficile. Essi però non saranno soli. Con loro agirà lo stesso Spirito del Signore Risorto: “Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Si adempie così finalmente la sua promessa: “Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me” (Gv 15,26).

 

La pentecoste inaugura il tempo della chiesa, comunità del Signore risorto, segno e sacramento dell’unità del genere umano riscattato dal male. S’inaugura il tempo della libertà che Cristo, a prezzo del suo sangue, ha riconquistato a tutti gli uomini. Sarà il tempo dello Spirito, soggetto e protagonista unico della missione della chiesa: Spirito di pace e di verità, soffio di vita e di libertà, fuoco di giustizia e di carità, sorgente di grazia e di perdono. La sua azione, invisibile ma forte, è varia e multiforme.

 

Egli è munifico datore di doni e di carismi nel popolo di Dio, suggeritore e ispiratore di ogni opera benefica e salutare, consolatore ottimo e dolce ospite dell’anima che lo accoglie. Le nostre parole s’inceppano a dire l’ineffabile e liberante azione dello Spirito del Cristo, quell’azione che riempie l’universo e dà vita a ogni essere vivente; che anima la vita di credenti; che tocca nell’intimo il cuore di ogni uomo, anche del più pervicace nel male; quell’azione che illumina le menti, scioglie da ogni paura, solleva dalla polvere il povero e l’indigente, infonde fiducia agli umili e agli oppressi, corrobora i deboli nella fatica, affranca dalla schiavitù gli oppressi.

 

Dove c’è lo Spirito di Cristo tutto è perennemente nuovo, libero, gioioso. Dove regna lo Spirito del Risorto regna la pace e la giustizia, l’amore e la solidarietà. Dove invece si spegne lo Spirito tutto è buio e tenebra, si spegne la fede e la speranza, né c’è più luce in fondo al tunnel della storia umana. La Chiesa è il luogo dello Spirito e i credenti sono il suo tempio.

 

POST SCRRIPTUM 1. Il presente ci obbliga ad essere anche realisti e disincantati. Lo Spirito c’è. Non sempre, però, c’è docilità alla sua azione; né c’è l’evidenza della Sua presenza in noi, nella vita della chiesa e dei credenti.

 

Sia nelle comunità ecclesiali che nei singoli credenti domina spesso, ahimè, lo 'spirito del mondo': spirito di rivalità, di gelosia, di invidia; spirito di carrierismo, di potere, di supremazia, di inganno. Contro lo Spirito di Cristo ‘servo’, domina l’arroganza del clericalismo, la chiusura castale, l’atteggiamento cinico del dominio, il settarismo che esclude e il bigottismo ipocrita che svuota il vangelo del cuore e della misericordia. Comunione, sinodalità, unità, dignità, verità, libertà, corresponsabilità, spesso sono solo - Dio ci perdoni! - parole vuote, buttate al vento, false e ipocrite. Prevale ‘altra logica’ che quella dello Spirito e il peggio è che, spesso, non se ne ha neppure consapevolezza.

 

POST SCRIPTUM 2. Malgrado tutto, a nostro dispetto, pur soffocato e ingabbiato, lo Spirito c’è e infrange tutti i limiti degli uomini. Egli lavora invisibilmente ma tenacemente nel cuore degli umili, in noi, in ogni uomo, per spazzare via ogni giorno di più quanto di vecchiume e di ruggine offusca ancora il volto della chiesa sposa di Cristo.

 

 
     
Edizione RodAlia - 27/05/2023
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