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IL VANGELO DELLA DOMENICA - 11/12
a cura di Don G. Silvestri
 

 

 

immagine allegata

  

 

VANGELO DELLA DOMENICA – 11 DICEMBRE

III DOMENICA D’AVVENTO – ANNO A - Matteo 11,2-11

 
 In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

 

Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: "Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via". In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».


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immagine allegataGiovanni Battista era in prigione; Erode infatti non sopportava la dura accusa di adulterio che Giovanni apertamente gli moveva. Istigato perciò dalla moglie di suo fratello Filippo con la quale conviveva, Erode pur avendo timore di Giovanni, pensò di metterlo a tacere mettendolo in prigione. Nel frattempo Gesù, già battezzato da Giovanni, iniziava la sua missione pubblica, operando segni e prodigi, attirando a sè le folle della Palestina.

 

La sua fama si diffonde dovunque, non senza contrasti con le autorità dei giudei e forse, con qualche disappunto dello stesso Giovanni. Mentre è in carcere, infatti, lo raggiungono voci contraddittorie sull’insegnamento e l’operato di Gesù. Sono voci che lo rendono perplesso e lo turbano fortemente. Si era forse ingannato sull’identità di Gesù? Aveva equivocato sulla natura della Sua missione? Gesù era veramente il Messia atteso, che aveva annunciato, o bisognava aspettarne un altro? 

 

Giovanni, insomma, era alquanto confuso e interdetto e, forse, anche scandalizzato per ciò che sentiva dire di Gesù. Egli aveva annunziato un Messia forte, rigido, potente; un messia pronto a fare giustizia e a condannare i peccatori, a punire i malvagi. E invece sentiva di un Messia compassionevole e misericordioso. Aveva annunziato un messia potente, con il ventilabro in mano, attento a pulire la sua aia e a bruciarne la pula; un messia pronto a vendicare il male fatto, a mettere in riga prepotenti e arroganti e già con l’ascia in mano alla radice dell’albero malato.

 

E invece gli riferivano di un messia disponibile, accogliente, disposto al perdono; un Messia che accosta i peccatori, che accoglie i deboli, gli erranti, gli emarginati. Duro, certo, con gli ipocriti e i simulatori, ma nondimeno venuto a salvare piuttosto che a condannare, paziente e misericordioso fino all’inverosimile anche con i malvagi, con i pubblicani e le prostitute. 

 

Il dubbio si concretizza nella mente di Giovanni. Manda alcuni suoi discepoli da Gesù a domandargli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». La risposta di Gesù è meravigliata e stupefacente. Risponde indicando i segni del suo operato. I segni del suo operato sono infatti indubitabili; sono quelli indicati da tutte le profezie precedenti.

 

Per l’esattezza, sono i ‘sei segni’ del Regno di Dio, che fanno da contrappunto ai ‘sei giorni’ della creazione, ad indicare che la sua venuta è veramente una nuova creazione: “I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo”. Questa la missione di Gesù, quello che Egli realizza per le vie della Palestina. Nell’azione di Gesù si sta realizzando, insomma, l’opera creatrice e ri-sanatrice promessa e annunciata da tutti i profeti di Dio. Giovanni non ha motivo di dubitarne. Il Figlio di Dio è venuto infatti a portare luce, vita, salvezza, gioia dove c’era morte, tristezza, tenebra, disperazione. 

 

Non sappiamo la reazione di Giovanni alla risposta di Gesù. Di certo, Gesù elogia Giovanni per la dedizione totale al suo compito di messaggero e precursore, per le scelte radicali che caratterizzano la sua missione nel deserto: “chi siete andati a vedere? … Una canna sbattuta dal vento? … Un uomo vestito con abiti di lusso? … Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta … Fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista”. Sublime elogio.

 

Eppure anche Giovanni, ha avuto bisogno di conversione. Ha dovuto arrendersi anche lui a un messia sensibilmente diverso da quello da lui annunciato. Aspettava un messia giustiziere, un vendicatore, un trionfatore dei nemici e dei malvagi. Nei pochi giorni prima di offrire in un piatto il suo capo a Erode ha appreso anche lui del messia ‘pastore’, venuto a cercare la pecora smarrita, a perdonare piuttosto che a condannare, a mostrare la misericordia del padre piuttosto che la sua vendetta e la condanna. Cristo non è il giustiziere del Padre ma è la sua destra che accarezza, cura ed accoglie l’umanità malata e disperata.

 

Giovanni Battista resta modello dell’attesa vigile del Messia salvatore, 2000 anni fa come oggi ... Anche noi come Lui siamo davanti a un Messia diverso da quello che spesso abbiamo immaginato. La buona notizia del vangelo è stata nuova per lui e continua ad essere nuova, nuovissima, per noi. Le perplessità e i dubbi di Giovanni, sono anche i nostri e di molti nostri contemporanei.

 

Esattamente come due mila anni fa, Il dubbio e lo scandalo sono anche i nostri, sono quelli di molti uomini, giovani, studiosi, filosofi, scienziati, miscredenti. Spesso siamo ancora piantati lì: è Lui o non è Lui? È Lui o ne aspettiamo un altro? Ci fidiamo di Lui o siamo ancora in attesa? Ci convince la Parola di Cristo e i segni che Egli opera o attendiamo un altro Salvatore da un altro cielo? 

 

Molti di noi vaghiamo ancora nel buio, nel deserto; forse nella vana attesa di un altro Messia; o forse nella convinzione o nella disperazione che non c’è alcun messia da attendere. Lo si vede ogni giorno. Lo si vede in un mondo ormai lontano dalla fede, malato di autosufficienza prometeica, preda delle sue pulsioni fatalistiche, immanentistiche, o sedotto dalle illusioni del progressismo razionalistico, scientifico e tecnocratico.

 

Lo si vede, ahimè, anche in noi credenti, nella chiesa e in molte comunità cristiane, spesso apparati istituzionali efficientistici ma privi di misericordia, di giustizia e di amore, malate di clericalismo, di carrierismo, di integralismo. Perplessità, dubbi e scandalo sono poi tutti stampati nella freddezza e nell’inerzia della nostra fede; nella inconsistenza della nostra testimonianza cristiana.

Lo si vede nella nostra incapacità a comunicare la forza, la gioia e la bellezza del vangelo alle nuove generazioni; e nella pochezza della nostra profezia, del tutto spenta o codarda di fronte alle offese arrecate alla dignità dei poveri, degli ultimi, di chi non ha voce.

 
     
Edizione RodAlia - 10/12/2022
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