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IL VANGELO DELLA DOMENICA - 20/11
a cura di Don G. Silvestri
 

 

 

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IL VANGELO DELLA DOMENICA – 20 NOVEMBRE


SOLENNITÀ CRISTO RE - GIOVANNI 18,33B-37

 

In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Parola del Signore


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In questo senso, il brano del vangelo ci riporta, al contesto specifico nel quale comprendere il paradossale significato di questa regalità di Cristo: figlio di Dio, fatto uomo, umiliato, in catene, arrestato da una banda di ladri e assassini, trascinato a forza, dopo essere stato crudelmente flagellato, davanti a Pilato potente e feroce procuratore romano, per essere da lui giudicato, in un processo farsa e totalmente ingiusto. Falsamente accusato dai giudei per empietà e bestemmia, ritenuto sobillatore del popolo e pericoloso ribelle al potere romano, Pilato se lo ritrova davanti, in vesti tutt’altro che regali, un uomo – ecce homo! - non solo assolutamente innocente, ma anche inerme, debole, indifeso, oggetto di scherno e di burla dei soldati e delle guardie. Incuriosito e sorpreso, Pilato abbozza con Lui un interrogatorio che lo lascerà perplesso e confuso.

 

Un interrogatorio nel quale si rovesciano ironicamente le parti tra accusato e accusatore: “Sei tu il re dei Giudei?”. Piegato nel corpo ma non nello spirito, Gesù con sicurezza avanza una contro-domanda: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Ancor più meravigliato e interdetto, costretto quasi a giustificarsi per il fatto di doverLo giudicare, Pilato risponde: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?»”.  

 

La risposta di Gesù rassicura Pilato e nello stesso tempo ha la forza di proiettarlo su una realtà a lui sconosciuta, che non ha nulla a che fare con la gloria e le rivendicazioni dei potenti di questa terra: «Il mio regno – dice Gesù - non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Pilato, molto sorpreso, non può che prendere atto di trovarsi davanti a un uomo del tutto singolare.

 

Non sa cosa pensare. Il presunto ‘re’ che ha davanti sposta il discorso su un piano del tutto diverso dalla miserevole realtà umana. Cristo parla veramente da ‘re’, da vero sovrano, libero, nobile, per nulla intimidito e impaurito. Niente insegne regali o rivendicazioni, niente scettri e corone, niente stemmi e alabarde. Niente minacce. Niente muscoli da esibire. Niente spade sguainate. L’uomo che gli sta davanti è veramente singolare, unico, sommamente regale nel suo atteggiamento, nelle sue parole, nelle sue reazioni. Guarda e parla come nessun altro al mondo. Incatenato nel corpo, ma totalmente libero e sovrano nello spirito. Piagato nelle sue membra ma ritto e nobile nella sua mente e nel suo cuore.

 

Disarmato, Pilato domanda ancora: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gesù accetta di essere ‘re’. Una regalità totalmente altra, però, diversa da quella che Pilato immaginava. Una regalità che lo aveva portato a rinunziare alla sua dignità divina, a prendere su di sé la debolezza dell’umanità, ad assumerla pienamente, fino a farla su sposa, a diventare ‘una sola carne’ con essa. Egli è venuto come messia sposo, solidale in tutto con la nostra carne. È venuto nel modo per testimoniare l’amore del Padre per le sue creature. La sua è una regalità inaudita, inconcepibile; una regalità solo di servizio, una regalità di amore, una regalità di amicizia estrema. 

 

Ecco in che senso Cristo è ‘re’. Regalità di chi dona la propria vita per i suoi amici, regalità del pastore che dona la vita per le sue pecorelle, regalità di chi è disposto a perdere sé stesso anche per una sola pecorella del suo gregge. Regalità accondiscendente, accogliente, misericordiosa, amante. Nulla di eccentrico, di egoistico, di narcisistico. Nessuna ostentazione, vanagloria, supponenza. Nessun arbitrio, nessuna violenza, nessuna coercizione.

 

Solo offerta libera e liberante di sé, del proprio corpo, del proprio sangue per rendere leggero il giogo che pesa sulle spalle di tutti noi, dei poveri soprattutto e degli ultimi. Cristo è re. Si. Ma nulla da spartire perciò con la regalità degli impostori, dei despoti sanguinari, dei tiranni feroci; nulla in comune con quella dei potenti e dei ricchi di questo mondo che spellano i sudditi e schiavizzano i sottomessi.  

 

Purtroppo, nella storia, e nell’auto-comprensione della chiesa, la regalità di Cristo, contro il Vangelo (‘il mio regno non è di questo mondo’), ha subìto spesso e volentieri torsioni di tutt’altro genere; torsioni di primato, di conquista, di crociate, di violenze, di roghi, di scomuniche. Si è teorizzato e praticato il potere assolutistico, gerarchico e piramidale; si sono legittimati e incoraggiati modelli dispotici e arroganti di governo ecclesiale, e si sono sostenute forme di governo assolutistico.

 

La regalità di Cristo è stata piegata a forme di forme di presenza della chiesa del tutto omologhe a quelle dei principati e dei poteri di questo mondo. In nome di questa regalità divina si sono affermate forme illegittime di teocrazia e di pretestuosa rappresentanza vicaria di Cristo, del tutto estranee e sfacciatamente opposte allo spirito evangelico. Nelle forme estreme si è tentato addirittura di identificare il regno di Dio con la dimensione istituzionale e socio-culturale assunta della Chiesa nei vari secoli, fino a sconfinare in spazi del tutto profani, fino a rivendicare attribuzioni indebite e privilegi di diritto divino, del tutto alieni ed opposti allo stile del buon pastore, alla sua pietà, alla sua misericordia. 

 

Pagine, certo, di altri tempi! Ma quanti mea culpa dovremmo recitare per tanto passato buio; e, soprattutto, quanti rigurgiti e residualità del passato, malgrado tutto, perdurano ancora nel nostro tempo. A nostra vergogna e confusione.



In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?».

 

Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita». Parola del Signore.



 
     
Edizione RodAlia - 19/11/2022
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