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IL VANGELO DELLA DOMENICA -24/07
a cura di Don G. Silvestri
 

 

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IL VANGELO DELLA DOMENICA - 24 LUGLIO


XVII DOMENICA – ANNO C - LUCA 11,1-13

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: "Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione"». Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.

Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».
Parola di Dio.


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La preghiera del Padre nostro scaturisce dalla risposta di Gesù alla richiesta dei discepoli: “Maestro insegnaci a pregare!” Questa preghiera l’abbiamo sempre sulla bocca. Raramente forse la prendiamo sul serio e la comprendiamo in profondità. Spesso l’abbiamo anche equivocata e deformata. Così, mnemonicamente recitata, talvolta sussurrata a nenia, è diventata spesso preghiera della rassegnazione totale, della sottomissione a un volere sovrano di Dio, a una volontà superiore, talvolta ritenuta dura, incomprensibile ma inevitabile, da accettare insomma passivamente.



Nulla da eccepire, certo, sull’abbandono totale del credente al volere di Dio, segno di fede e di fiducia piena in Lui. Molto però da eccepire, a mio parere, sul senso del volere di Dio come inteso comunemente. In realtà, non c’è nulla da accettare passivamente da Dio; c’è solo da mettersi liberamente e gioiosamente in sintonia col Suo volere, ben sapendo che ma Lui ci priva di volontà e di libertà, di autonomia e di autodeterminazione, anzi! Mettersi in sintonia col volere di Dio implica poi, per dirla tutta, fare una scelta radicale: operare ogni giorno in assoluta sinergia con Lui. Questo l’impegno e l’inestimabile privilegio offerto all’uomo credente. Altro che signorsì!



Intanto, è molto importante evidenziare che la preghiera del Padre nostro non è una preghiera fra le tante; Gesù non ha insegnato ‘una preghiera’; ha invece insegnato ‘la preghiera’; anzi, l’’unica preghiera’ (sic!). Quella che ha insegnato Gesù è infatti la preghiera che essenzializza tutte le altre preghiere; quella che in certo modo abolisce e sopprime tutte le altre. Dimenticassimo tutte le altre preghiere non abbiamo proprio perso nulla. Nel Padre nostro sono infatti espresse tutte le finalità di lode, di ringraziamento, di domanda, di impetrazione e di pentimento, proprie della preghiera ‘cristiana’. Significa? Significa, a pensarci bene, che occorre mettere subito ordine nel caotico arsenale di preghiere, suppliche, devozioni, invocazioni, spesso prese e racimolate da repertori ad hoc e libercoli di ogni tipo, opuscoli, immaginette, ecc. Preghiere che spesso invadono e imperversano nella vita personale e comunitaria, promettendo mari e monti, senza alcun argine di qualità e di rigore liturgico e teologico, inclini a scivolare nella vasta prateria della magia e della superstizione e nell’illusione di acquistare a costo zero il salvacondotto facile per il paradiso. Pare infatti che abbiamo del tutto dimenticato le parole di Gesù: «Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole». (Mt. 6,7).


La preghiera del Padre nostro ci richiama perciò all’essenziale. Ci guida alla preghiera ‘vera’: quella non fatta di parole e di tiritere interminabili e vane, e non orientata a intenzioni e finalità improprie o a richieste incompatibili con la fede e spesso miseramente egoistiche. Il ‘Padre nostro’ ci sintonizza con la mente e con un volere di Dio spesso totalmente altro da quello che pensiamo noi; se bene inteso, ci fa sposare la causa stessa di Dio, che è paradossalmente la causa dell’uomo. Chiediamo a Dio, insomma, ciò, e solo ciò, che realizza il Suo progetto di vita, tutto a favore dell’uomo.

 

Cosa chiediamo a Dio? Chiediamo con forza che sia santificato e benedetto il Suo nome nel cuore di ogni uomo e donna in questa terra. Chiediamo che si realizzi concretamente la sua volontà di pace, di giustizia, di riconciliazione, di solidarietà fra gli uomini tutti, nessuno escluso. Chiediamo che il Suo Regno e la Sua sovranità vengano (avvengano), per volontà Sua e nostra, nella nostra terra: diventino cioè effettive ed efficaci. In altre parole, chiediamo - sbracciandoci per primi! - che vengano spodestati falsi dei e false potenze, tiranni e despoti che si mettono al posto di Dio, prepotenti e criminali che usurpano la sovranità di Dio, sanguinari e guerrafondai che versano sulla terra il sangue dei fratelli, profittatori e speculatori che spellano impunemente i deboli. Chiediamo cioè, senza sottintesi, da responsabili cooperatori di Dio, di realizzare con il Suo aiuto e con tutte le nostre forze, una società veramente ‘umana’, solidale, fraterna.



Non solo. Nel Padre nostro chiediamo ancora che Dio non ci faccia mancare mai il cibo quotidiano della Parola, della Parola incarnata, nella Scrittura e nel pane eucaristico, che ci nutre per la vita, del pane della misericordia e del perdono, nel mentre ci disponiamo anche noi ad essere pane di amore e di misericordia per il prossimo. E chiediamo, infine, di non essere lasciati soli nel momento difficile, nel momento della prova e della tentazione, nel momento in cui le nostre forze sono sovrastate da quelle del male e dall’iniquità, quando abbiamo il cuore spezzato, quando la luce ci abbandona e il buio minaccia di ingoiare la nostra anima. Chiediamo tutto con vigore e forza, con insistenza e fiducia, con responsabilità e operosità. Non abbiamo tempo da perdere. Altro che rassegnazione e pazienza, altro che passività e sopportazione, altro che capo chino e sottomissione cieca. Dio vuole altro, pretende ben altro da noi, suoi liberi cooperatori, responsabili fino in fondo di quanto avviene nel nostro mondo



 

Il ‘padre nostro’ è la preghiera dei figli, non dei servi né dei sudditi. La confidenza è totale, non conosciamo più distanza tra Lui e noi. Questa preghiera ci consente di importunarLo giorno e notte, di bussare insistentemente, di chiedere con forza giustizia per noi, per i poveri e per gli ultimi di questa terra. Ma è la preghiera che ‘dice quello che fa’ ogni giorno il credente. Se non fai, è inutile pregare!.





 
     
Edizione RodAlia - 23/07/2022
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