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IL VANGELO DELLA DOMENICA - 26/06
a cura di Don G. Silvestri
 

 

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VANGELO DELLA DOMENICA – 26 Giugno


XIII DOMENICA PER ANNUM ( Anno C ) Luca 9,51-62



Ma mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio. Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

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Gesù, deciso ormai ad affrontare apertamente il potere religioso giudaico, muove fermamente verso Gerusalemme. La sua sorte è però segnata: sarà condannato ed elevato sulla croce come un reo e bestemmiatore. Manda dei messaggeri a preparargli l’ingresso, ma gli abitanti di Samaria, per storica inimicizia con i giudei, si rifiutano di accoglierlo nel suo passaggio. È un rifiuto che fa scattare l’ira di Giovanni e Giacomo, i terribili figli del tuono. Invocano vendetta e castigo dal cielo, ma s’attirano subito il duro rimprovero di Gesù.

Tornando in strada, durante il tragitto si registrano tre anonimi e strani incontri, dai quali però emergono, come meglio non si può, le condizioni che si impongono – allora come oggi! – a quanti sono chiamati o vogliono seguire il Signore. Tre esiti convergenti che chiariscono anche le conseguenze di una scelta che rivoluziona e cambia totalmente la vita di ognuno di noi..

Al primo interlocutore che si offre liberamente a voler seguire il Signore, dovunque Egli vada, Gesù ricorda l’estremo rischio che corre chi vuole farsi suo discepolo. A differenza delle volpi dei campi e degli uccelli del cielo, Gesù non ha un sasso dove posare il capo. Scelta scomodissima, perciò, e molto rischiosa, per chi ama agi e comodità. Nessun guadagno, nessun prestigio, nessun potere, niente ricchezze. Prendere o lasciare. Non ci sono vie di mezzo o accomodamenti. Se vuoi seguire Cristo tu metti totalmente in gioco la tua vita. E, infatti, inchiodato a questo rischio, non pare che quel tale abbia seguito il Signore..

Il secondo interlocutore, chiamato in causa da Gesù stesso, mette avanti alla scelta l’incombenza della sepoltura del padre. Votato più alla morte che alla vita, quel tale mostra di non essere degno della chiamata del Signore. Anche lui non seguirà il Signore. La chiamata esige, infatti, risposta sicura, immediata, incondizionata; merita priorità assoluta su tutto; perché è la scelta della vita e della libertà: “lascia che i morti seppelliscano i loro morti, tu va e annunzia il Regno di Dio “. Il regno di Dio e la sua giustizia rappresentano per ognuno e per tutti la scelta primaria, imperativa, unica, imperdibile della vita. Anche questo ‘tale’ volta subito le spalle a Gesù!.

Il terzo interlocutore mette avanti a Gesù, prima di muoversi alla Sua sequela, il saluto e il commiato dai genitori e dai parenti. Come non detto. Totalmente inadatto, anche Lui, al Regno di Dio. Pospone e subordina anche lui la scelta immediata di seguire il Signore al desiderio di accommiatarsi da coloro con cui intrattiene legami di sangue, affetti, debiti carnali: famiglia, parenti, amici. Una scelta subordinata, condizionata, fragile, debole, sottoposta a sentimenti di buona educazione solo apparentemente prioritari; in realtà condizioni piegate al ricatto affettivo, all’irresistibile richiamo del sangue, all’incapacità di recidere il cordone ombelicale. Solo i liberi sono adatti al Regno di Dio. È il terzo fallimento!.

Tre flash, tre incontri fallimentari, tre grandi delusioni. In realtà, tre momenti drammatici che hanno il senso di chiarire le condizioni di assolutezza richieste dalla scelta di seguire Cristo - ieri e anche oggi! - senza reticenze, senza rimandi, senza riserve mentali. Ai più, forse, questa pagina di vangelo potrà sembrare dura e incomprensibile, se non scandalosa. XXL’apparente sbrigatività e la categorica intransigenza del Signore possono sembrare pretenziose e inaccettabili. Dal punto di vista del buon senso, poi, si può pensare – come purtroppo molti sono portati a pensare – che quelle invocate dagli interlocutori della strada siano legittime e umane richieste, accettabili e giustificabili motivazioni; anzi, in fondo, doveri sociali e familiari o, anche, comportamenti dettati da semplice e buona educazione (seppellire il padre, salutare i propri cari …). Ci si sbaglia, credo, radicalmente. L’equivoco è proprio qui. Con linguaggio volutamente paradossale, il vangelo mette l’uomo davanti alla scelta unica e decisiva della vita. Non si tratta di scelte equivalenti, di alternative di vita dello stesso peso o dello stesso valore. Seguire il Signore è scelta di peso radicalmente diverso, di incommensurabile valore, di portata e di significato incomparabile rispetto ad altre scelte.



È da qui che bisogna partire per comprendere il linguaggio volutamente netto, chiaro, inequivocabile, categorico, del Signore. Il regno di Dio è l’unica e sola scelta decisiva, quella veramente capitale, per la vita dell’uomo. Nessun’altra scelta deve oscurarne l’assoluta priorità. Il vangelo del Signore non è esigenza piegabile ad accomodamenti, a compromessi, a mezze misure. È scelta da cui dipendono tutte le altre scelte, scelta tra vita e morte, tra luce e tenebre, tra verità e menzogna, tra saggezza e stoltezza. Non ci sono vie di mezzo, né possibili compromessi. Sta soprattutto in ciò la bellezza estrema del vangelo, la bellezza dell’annuncio liberante del Regno di Dio, l’ineffabile seduzione della proposta di Cristo..

Seguire Cristo è operare perciò la svolta decisiva della vita: quella che da senso e priorità a ciò che vale e dura per sempre, che dà unità e armonia alla propria vita, che raccoglie e valorizza tutte le energie dell’uomo e le indirizza preziosamente all’annunzio del vangelo della gioia, alla testimonianza del vangelo della giustizia e della misericordia; all’esaltante proclamazione della buona novella per i poveri e gli ultimi della terra..

Post scriptum. So per esperienza della difficoltà a far comprendere tutto ciò a coloro che oggi vivono il battesimo come passatempo o come pura pratica culturale e nient’altro. Fino a quando non si capirà tutto questo, purtroppo continueremo a barattare e a confondere la fede con l’apatia e l’indifferenza religiosa. Non abbiamo ancora capito che la "sequela" del Signore non ha nulla che fare con la fredda pratica religiosa o con la tradizione culturale. Non illudiamoci però; e, soprattutto, non inganniamoci con le parole!

 

 

 

 
     
Edizione RodAlia - 25/06/2022
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