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IL VANGELO DELLA DOMENICA - 19/06
a cura di Don G. Silvestri
 

 

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VANGELO DELLA DOMENICA – CORPUS DOMINI – 19 GIUGNO


Dal Vangelo secondo Luca Lc 9,11b-17


In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare».

Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Parola del Signore.


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Oggi, solennità del Corpus Domini, anno C, la liturgia propone come brano di vangelo la moltiplicazione dei pani e dei pesci operata da Gesù. Si era sul far della sera e Gesù parla ancora alla folla del Regno di Dio, prendendosi cura degli infermi che gli si fanno innanzi. I discepoli preoccupati perché lontani dal centro abitato, chiedono a Gesù di congedare la folla. Sono molto sorpresi della replica di Gesù: ‘Date loro voi stessi da mangiare’. Reagiscono con un po’ di ironia e di incredulità: ‘cinque pani e due pesci’ appena! C’è poco da distribuire! La loro sorpresa aumenta ancora di più all’invito sicuro di Gesù: “fateli sedere”. Avviene l’inverosimile. Tutti a bocca aperta. Mangiano tutti a sazietà e avanzano 12 ceste.


Che dire? Questo segno operato da Gesù sembra una sfida alla ragione umana. A pensarci, però, più che sfida è una bella provocazione! Perché quello che avviene, in effetti, è - o può essere! - il miracolo quotidiano, quello che avviene sotto i nostri occhi, spesso senza rendercene pienamente conto. È il miracolo di ogni giorno: a patto di uscire dalla logica individualistica ed egoistica nella quale tutti siamo immersi al punto da ritenere stupidamente che, per sopravvivere, abbiamo sempre da competere, da rubare, da ammassare; al punto da ritenere che sia logico pensare ‘prima a se stessi’ e ‘poi (quando?) agli altri’; che ‘è meglio ricevere piuttosto che dare’, ecc. Abbandonando questa logica, infatti, tutto cambia di segno e tutto diviene possibile, anche il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci.


Certo, il segno operato da Gesù è timbrato dalla potenza di Colui che è Figlio di Dio. Ma oso pensare che il significato più profondo di questo segno operato da Gesù è una vera sfida all’egoismo diffuso, come la gramigna, nel genere umano e una condanna dell’ingordigia che ci fa ‘lupi’ gli uni per gli altri. Una provocazione e una denuncia profetica per coloro che non credono più al miracolo quotidiano della natura: ‘guardate gli uccelli del cielo…, guardate i gigli dei campi…’; una sfida profetica a quanti si accaparrano ingiustamente beni e risorse comuni lasciando nella fame i fratelli; a coloro che rapinano o sottraggono con inganno il cibo ai fratelli, lasciando loro solo poche briciole della loro tavola. Il gesto del Signore è perciò magniloquente.



Dividere e condividere pienamente quello che si ha, il 'molto' che la provvidenza della natura e la generosità del Padre offrono immancabilmente all’uomo - mai poco! ché la natura di Dio mirabilmente sovrabbonda di doni! - è l’unica alternativa alla povertà, alla fame, alla carenza del cibo, al problema della sopravvivenza, all’infame mercato che lascia milioni di poveri e di bambini a stomaco vuoto, ai margini della strada.


Il brano del vangelo è perciò luminosa profezia di una società che sa condividere, che sa fare giustizia fra uomini e classi sociali, fra popoli e nazioni, fra territori e comunità diverse. Dio – è da gridarlo ai quattro venti - ha destinato a tutti gli uomini, indistintamente, le risorse della terra. A nessuno – persone, istituzioni, società, stati - è lecito accumulare per sé ciò che è indivisibilmente e solidalmente destinato alla vita, alla sopravvivenza e al benessere di ogni uomo e di ogni essere vivente.
Il vangelo è annuncio, buona novella, ma perciò anche profezia, grido, denuncia, accusa.

È invito alla riflessione critica della fede, al discernimento responsabile dei credenti e alla percezione dinamica dei meccanismi perversi dei vari sistemi economici che producono e naturalizzano scandalose divisioni tra ricchi e poveri, tra quelli che possiedono enormi ricchezze e risorse accumulate ingiustamente e e quelli che restano vittime di ingiustizie e di latrocini legalizzati. Il vangelo di Cristo è il vangelo dei poveri, è l’annuncio di una nuova era dell’umanità, quella della condivisione e della solidarietà, quella della fratellanza e dell’amore; l’umanità dei mansueti e degli umili, l’umanità dei puri di cuore e dei pacifici; l’umanità di coloro che hanno sete e fame di giustizia e di coloro che mangiano lo stesso cibo alla stessa mensa.


Il segno compiuto da Gesù nei confronti della folla che lo seguiva per le strade della Palestina prefigura la mensa eucaristica nella quale è Cristo stesso a darsi come cibo e bevanda di salvezza, a significare la chiamata a sedere alla stessa mensa e a saziarsi dei beni della terra destinati 'in solidum' a tutti gli uomini. Prefigura, quindi, la pienezza del regno di Dio. Il banchetto cioè nel quale nessun uomo al mondo resti digiuno, affamato, emarginato, escluso, isolato, calpestato nei suoi diritti e nella sua dignità, deluso nelle sue aspirazioni, nei suoi bisogni, nelle sue necessità.


PS. La solennità del Corpus Domini non ha scopi o finalità di tipo spiritualistico e intimistico, tanto meno di tipo devozionale o folcloristico. Non ha finalità trionfalistiche, come quella di imporsi agli atei, anticlericali o nemici della chiesa che non credono, meno che mai quella di dare a tutti, nelle strade, l’immagine pubblica di una chiesa forte, conquistatrice, invadente.

Non è occasione utile a rispolverare, merletti e paramenti, addobbi e parati, o ad innalzare stendardi e insegne, vessilli e gonfaloni di glorie e di beni culturali del passato. È solo memoria conviviale e fraterna della sconvolgente, divina, scelta del Figlio di Dio di stare per sempre dalla parte dei poveri e degli ultimi, dei malati e dei peccatori, degli esclusi e degli emarginati; di farsi cibo e bevanda di salvezza per gli affamati e gli assetati di vita, di libertà e di gioia.

 

 
     
Edizione RodAlia - 18/06/2022
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