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IL VANGELO DELLA DOMENICA -1/08
a cura di Don G. Silvestri
 

IL VANGELO DELLA DOMENICA  1°  AGOSTO

XVIII DOM. (ANNO B) - GIOVANNI 6,24-35

 

 In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbi, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

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Ha sfamato appena la folla col pane e coi pesci. Avrebbero voluto farlo re. Non hanno ancora capito chi è veramente Gesù. Sottraendosi alla ressa, Gesù con i discepoli volge ora sulla barca verso Cafarnao. Incredibile. Come d’incanto lo raggiungono subito; e meravigliati della sua fuga gli chiedono: “Rabbi, quando sei venuto qua?” Alcuni non vorrebbero perderlo più di vista, distaccarsi da Lui. Molti Giudei invece non hanno capito affatto il segno della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Si sono saziati più nel corpo, che nello spirito. Gesù infatti scrutando l’equivoco e anche la malizia nel loro cuore, li riprende: “voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati”.

 

È la fame del corpo dunque che li ha mossi, non quella della vita e della verità. Cercano un cibo materiale, non quello della vita. Gravissima incomprensione. A questo punto, infatti, il Signore parla di un altro cibo; un cibo che sazia una fame diversa, profonda, esistenziale. Una fame che si chiama desiderio di ‘verità’, di ‘bene’, di ‘giustizia’, di ‘libertà’, di ‘amore’, di ‘umanità’. Una fame, che solo Lui, Figlio di Dio, e nessun altro, può saziare pienamente e durevolmente. 

Qui, la chiave di una lunga ed estenuante diatriba che, purtroppo, porterà al progressivo indurimento di cuore di molti Giudei che avevano seguito Gesù. Sarà un lungo e drammatico momento di scontro, ma anche di verità! Gesù infatti dichiara di voler offrire un cibo che sfama, un cibo nuovo, che sazia lo spirito prima che il corpo. Un cibo che rivoluziona la vita dell’uomo e l’esistenza intera di chi lo mangia.

 

Un cibo che libera l’uomo credente dalla schiavitù della ‘legge’, che scioglie dall’asservimento a una religione formalistica e farisaica, che libera dall’osservanza scrupolosa di norme e precetti che sacrificano e umiliano l’uomo, piuttosto che salvarlo ed elevarlo. E questo cibo - indicibile sorpresa! - prima che “pane e pesci” è Cristo stesso!  ‘Lui stesso’, la sua persona! La fede in Lui, Figlio di Dio, e nella sua divina e liberante Parola. È questo il ‘cibo vero’ che sazia veramente, il pane che Dio ha preparato per l’affrancamento dell’uomo dal male e dalla schiavitù del peccato: «Io sono il pane della vita – dice Gesù -; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».  Parole sorprendenti, inaudite, incredibili! Si comprende che sono parole di liberazione, parole nuove, stupefacenti per chi sinceramente cerca il vero Dio, il Dio della vita e della libertà; ma sono anche parole del tutto inaccettabili e scandalose per chi è assuefatto a un rapporto servile e distaccato con Dio, dettato più da paura e da timore che da verità e amore; parole provocatorie per chi si adagia nell’umiliante sottomissione e nell’asservimento ad una pratica religiosa ossessiva, fonte continua di dissidio interiore, di angoscia e di scrupolo. Lo scontro col potere religioso sarà insanabile e drammatico. L’esito, alla fine – come sappiamo - sarà tragico per Gesù! 

 

 

I Giudei non comprendono che Gesù è portatore di una novità assoluta: vino nuovo che spacca gli otri! Cresce perciò in loro la diffidenza verso Gesù. Fanatici discepoli di Mosé, ritengono intollerabili le affermazioni di Gesù; non capiscono, fraintendono, non vogliono capire: «Quale segno tu compi – dicono - perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».  Strano! Avevano visto tanti segni di Gesù, tante guarigioni e liberazioni. Avevano mangiato sul prato e si erano saziati. Lo avevano cercato con ansia, raggiungendolo all’altra riva. Affannosamente lo raggiungono ancora a Cafarnao, ma ora non capiscono più, fraintendono le sue parole, sono interdetti e scandalizzati. Chi è costui – si dicono - che osa mettersi al di sopra Mosé?’! 

 

 

Puntuale la contestazione di Gesù: “non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo“. Cresce ancora lo sgomento dei Giudei. Non hanno ancora capito che sono davanti a uno più grande di Mosè: davanti al Figlio stesso di Dio, vero cibo per quelli che hanno fame di vita; né comprendono che ‘compiere le opere di Dio’ è ormai lasciare Mosé per accogliere Lui, seguire Lui, credere e fidarsi di Lui e della sua Parola, nutrirsi di Lui vero pane disceso dal Cielo. Sarà Lui perciò - non un potere religioso oppressivo e usurpatore della cattedra di Mosè - a sfamare l’umanità intera con un cibo vero, che nutre e sfama in eterno.

 

 

I Giudei trovano duro, empio e arrogante il discorso di Gesù. Non gli perdoneranno l’essersi proclamato Figlio di Dio e pane disceso dal cielo. Refrattari al dono di Dio e alla sua parola di vita; resi ciechi e sordi dalla loro malintesa fedeltà a Mosè, prigionieri soprattutto di una religione formalistica e legalistica, si autocondannano alla vera fame e alla cecità spirituale. 

Peccato! Parla il vero Maestro, il pastore più bello, colui che conosce il cuore dell’uomo; dice parole di verità che liberano di colpo dalle strettoie di una religione asfissiante e mortificante. Viene a sciogliere da ogni servitù e oppressione e si muove a compassione per i tutti i mali dell’uomo. Eccedente nella sua divina misericordia, fa sue le nostre debolezze, accoglie tutti e perdona come Dio stesso perdona. Come nessun altro al mon

 
     
Edizione RodAlia - 02/08/2021
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