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IL VANGELO DELLA DOMENICA - 04/07
con commento di Don G. Silvestri
 

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IL VANGELO DELLA DOMENICA - 4/07

 

DOM. XIV B - MARCO 6,1-6

 

"In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità. Gesù percorreva i villaggi d'intorno, insegnando".


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Il vangelo di Marco guarda a Gesù come a Colui che si prende premurosa cura dell’umanità ammalata, posseduta dal male, prigioniera e incatenata, inferma nel corpo e nello spirito. Le guarigioni e le liberazioni che Egli opera sono il segno profetico della venuta del Regno di Dio in mezzo a noi. A questa missione di cura e di guarigione Cristo chiama anche i dodici, suoi discepoli; essi vengono mandati in mezzo agli uomini a continuare la sua opera, a due a due e con delle istruzioni specifiche. Devono andare liberi, leggeri, poveri, gioiosi, sgombri di ogni altra incombenza che non sia quella dell’annuncio del Vangelo e della liberazione degli uomini da ogni forma di schiavitù e di infermità, e dal dominio di spiriti impuri (ossessioni, superstizioni, deliranti ideologie, pulsioni irrazionali, fobie e possessioni aliene …).

 

Gli apostoli ubbidiscono e partono gioiosi per la missione loro affidata. Sperimentano subito che il loro messaggio e la loro opera saranno ‘divisivi’ fra quelli che incontrano per la strada. Trovano ospitalità e accoglienza ma anche ostilità e rifiuto, amicizia e ospitalità ma anche odio e inimicizie. Come il Maestro, né più né meno. Secondo le avvertenze di Gesù, non devono mettere in atto nessun atteggiamento di proselitismo ossessivo e persecutorio, nessuna costrizione e nessuna imposizione, nessun tedio a chi non vuole sentire, nessun ricatto e nessuna ritorsione a chi non accoglie: ‘Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro’. L’adesione al vangelo deve perciò essere sempre libera e gioiosa. Quindi, se non si è accolti, occorre togliere subito il disturbo, scuotere la polvere dai piedi e subito via, continuare il viaggio missionario e la semina della parola di Dio. ‘Pace’ solo a chi ne sarà degno! Istruzioni semplici e dirette da parte di Gesù.

 

A leggere oggi questo brano di vangelo si respira davvero la semplicità lineare della natura e della finalità della missione della chiesa nel mondo. Essa è chiamata, come gli apostoli, a proseguire l’opera benefica e salutare di Cristo. Non ha e non può avere altre finalità, non ha altro interesse se non quello di annunziare il Regno e di operare i segni e i gesti di misericordia da Lui compiuti. Non ha scopi materiali, non posizioni di potere da conquistare o da distribuire, privilegi da offrire o difendere, verità da imporre oppure ordini da impartire; nessun altro fine, insomma, che non sia quello dell’annunzio della buona novella, della pace e insieme del prendersi cura dell’umanità malata e afflitta.

 

La chiesa è comunità costitutivamente missionaria, non pachidermica istituzione, piantata al suolo, sedentaria e pantofolaia. Essa non può mettere radici fisse e immobili, rimanere abbarbicata e avvinghiata al luogo come ostrica allo scoglio, su posizioni di potere e di dominio; né è chiamata a costruire roccaforti difensive o protettive o a militarizzarsi contro possibili nemici e avversari; essa è comunità inviata agli uomini, comunità in movimento, in cammino esodale, in un continuo andirivieni relazionale con gli uomini nelle vie del mondo. In altre parole, la chiesa non è realtà fine a se stessa, non vive per se stessa, per autoconservarsi; vive solo per il mondo e per l’umanità; in funzione esclusivamente ‘ministeriale’, cioè di servizio.

 

Sarà scomodo per tante orecchie ribadirlo, ma è proprio così. Nessuna auto-soddisfazione, nessun auto-compiacimento, nessuna beata clausura, nessuna finalità salottiera. Predicare il regno di Dio ai poveri e la conversione al Vangelo: la sua unica missione. Lo fa non prendendo nulla con sé, rinunziando ad ogni sicurezza e beneficio materiale. Già, l’essenziale! Alla chiesa non servono strutture saldamente efficienti, dotate di confort estremo, mezzi raffinati, strategie vincenti, mezzi e apparati di conforto o di conquista.

Non occorrono sponsor economici, politici d’appoggio, sponde temporali, leggi di favore, sovvenzioni speciali, raccomandazioni di uomini forti. Alla chiesa bastano: la semplicità disarmata e disarmante del vangelo, l’annunzio rivoluzionario della pace a tutti; la cura amorevole e universale di quanti vivono nella sofferenza e nel bisogno; un’infinita capacità d’ascolto del fratello e della sorella, la prossimità assoluta al grido di aiuto che proviene dagli ultimi e dai piccoli. “E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche …. partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano”.

 

Parole chiare e significative, non solo simboliche e metaforiche. Indicazioni radicali di Gesù che stigmatizzano, senza appello, atteggiamenti ambigui, comportamenti incoerenti, strutture di potere e contesti ecclesiali nei quali è chiaramente tradito il mandato missionario di Cristo ed è stravolto lo spirito del vangelo e la sua natura missionaria. Chiesa di Cristo è una chiesa povera di strutture e ricca di servizi; una chiesa aperta e disponibile; mai, e poi mai, una chiesa pervicacemente attestata sulla difensiva, rinchiusa nei suoi fortilizi, barricata nelle sue strutture e nelle sue sicurezze.

 

Non meraviglia più di tanto allora se molti oggi guardano con diffidenza ad una chiesa che sembra essersi dimenticata della sua missione, sempre in trincea a difendere posizioni acquisite; una chiesa timorosa a sporgersi seriamente dalla finestra, a immergersi nella realtà intorno, a scendere in piazza in prima linea per lasciarsi coinvolgere nel dramma di tanti fratelli, uomini e donne, spesso ingiustamente discriminati o emarginati ; timorosa di prendere parte attiva alle legittime rivendicazioni, ai disagi, alle sofferenze, ai drammatici problemi ancora irrisolti.

 

Miseria di una chiesa impaurita, posseduta dallo spirito del mondo! Miseria di una chiesa china su di se, intenta solo a contare e ri-contare le pecorelle. Miseria di una chiesa dalla vista corta che si limita a controllare le porte girevoli dei suoi edifici sacri, sempre meno affollati e assiepati di un tempo. Miseria di una comunità cristiana in balia di spiriti impuri, resistenti al Regno di Dio e alla sua giustizia, trasformata in fortilizio sbarrato alla società degli uomini e alla vita intorno. Miseria di comunità ecclesiali impigrite da norme consunte, soggiogate dalla paura del domani, intimorite da addetti al sacro che ostacolano l’accesso al Regno di Dio. Miseria di una chiesa sposa che, smarrendo la strada ‘ardua’ e ‘beatificante’ dello sposo, perde se stessa e l’invito a entrare nella gioia del Suo Signore!

 

 
     
Edizione RodAlia - 27/07/2021
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