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IL VANGELO DELLA DOMENICA - 25/07
a cura di don G. Silvestri
 

 

IL VANGELO DELLA DOMENICA.

DOM. XVII (Anno b) 25 LUGLIO 

VANGELO DI GIOVANNI 6,1-15



In quel tempo, Gesù passò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberiade, e lo seguiva una grande folla, perchè vedeva i segni ch compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perchè costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perchè ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C'è¨ qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è¨ questo per tanta gente?». Rispose Gesù:«Fàteli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perchè nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.

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immagine allegata

Nel vangelo di questa Domenica, si vede ancora una folla seguire Gesù attratta dai segni da lui compiuti sugli infermi, sedotta e soggiogata dai suoi autorevoli insegnamenti. Tutti lo cercano e lo seguono, spesso dimenticando di prendere con sè delle provviste di cibo. Gesù sente compassione nelle sue viscere per questa folla che lo segue. Mettendo alla prova Filippo, chiede: «Dove potremo comprare il pane perchè costoro abbiano da mangiare?» La risposta dell'apostolo è ovvia: non c'è denaro che basti per sfamare una grande folla. Ma c'è anche Andrea che, forse ironicamente, fa presente che c'è¨ un ragazzo con cinque pani e due pesci. Nulla comunque per tanta gente! Avviene quel che sappiamo! Quei pani e quei pesci, su cui Gesù pronuncia la sua benedizione, bastano e avanzano per tutti. Ben divisi e ben distribuiti tra i gruppi seduti sull'erba, tutti si saziano e in abbondanza. Avanza tanto di quel cibo da far dire a Gesù «Raccogliete i pezzi avanzati, perchè nulla vada perduto». Ne raccoglieranno 12 canestri. Simbolicamente: dalla fame si passa all'abbondanza, alla piena sazietà di tutti e addirittura ne avanza.

 

Il racconto evangelico contiene elementi simbolici, tutti da interpretare e da leggere con discernimento. In sintesi, guardando al significato centrale della pagina di vangelo, quello di Gesù, oltre che un gesto per saziare la fame del momento, è¨ soprattutto un segno da leggere come anticipo o profezia di un altro cibo con il quale Egli avrebbe saziato la fame di tutti gli uomini: l'Eucaristia. Saziando la folla di quel giorno, Gesù preannunzia cioè quello che Egli farà nell'ultima Cena e nell'offerta del Suo corpo e del Suo sangue sulla croce, donati in cibo e bevanda di salvezza universale. Resta tuttavia l'importanza rivoluzionaria e sconvolgente del segno operato da Gesù. Sull'Eucaristia ci si ritornerà presto, nei vangeli delle prossime domeniche. Qui siamoin presenza di un segno da leggere nell'ottica di una straripante concretezza e quotidianità .

 

Quello che avviene, infatti, ha del prodigioso, ma di un prodigioso assolutamente peculiare e sorprendente. Infatti, si tratta di un segno singolare, ovvero di ciò che avviene e può avvenire sotto i nostri occhi, nella normalità assolutamente quotidiana. Un segno oltremodo significativo, ma che spesso sfugge del tutto al nostro sguardo superficiale, prigionieri come siamo del nostro egoismo e della nostra ingordigia, oltre che del nostro senno malato e delle nostre ideologie. Laddove, infatti, il cibo è diviso e condiviso, per poco che sia, esso sazia sempre abbondantemente; laddove si è commensali della stessa mensa e si partecipa ad un pasto comune e fraterno è sublime meraviglia! nessuno mai si alza digiuno dalla tavola. E' esperienza di tutti i giorni, di ogni tempo e di ogni luogo. E' l'esperienza quotidiana di ognifamiglia che si dica tale, di ogni mensa nella quale la condivisione del cibo è condivisione di cuore prima che di soli alimenti. Non è il cibo in sè, insomma, a saziare la nostra fame, ma solo il cibo condiviso, spezzato e consumato insieme, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, tra amici, seduti alla stessa tavola.

 

In questo senso, il gesto di Gesù che moltiplica i pani e i pesci e sfama la folla si carica oltremodo della prodigiosità tipica della concretezza umana, della meravigliosa esperienza comune, familiare e sociale, di tutti i giorni. Per ciò stesso, si carica anche di un audace significato profetico, che va oltre l'ambito a noi prossimo e investe l’intero pianeta umano, in cui viviamo tutti come fratelli e figli del stesso Padre. Nel segno compiuto da Gesù è insito, cioè¨, un insospettato quanto straordinario messaggio di giustizia sociale e di radicale uguaglianza fra tutti gli uomini, e perciò di fraternità umana,concreta e solidale. E' una verità da sottolineare oggi come non mai; una verità che scardina l'ipocrisia nascosta nel nostro consueto modo di pensare, spesso pesantemente egoistico, ideologico e mistificatorio. Sono infatti mille le forme di crudele sperequazione fra gli uomini e di inique disuguaglianze fra popoli e nazioni. Incredibili sono le abiette e vergognose forme di povertà presenti nel pianeta, frutto di ingiustizia e di sfruttamento, di oppressione e di discriminazione: tali e tante da gridare vendetta al cospetto dell'unico Dio e Padre. E sono mille ahimè! - i pretesti addotti a naturalizzare le disparità esistenti e le motivazioni con le quali si tenta di far accettare come normali e inevitabili le forme esistenti di miseria, di schiavitù, di povertà , di sottosviluppo, di sfruttamento, in cui sono costrette a vivere larghissime fasce di comunità umane del pianeta.

 

Il segno di Gesù parla chiaro! E’ davvero insopportabile pensare che oggi ancora c’è chi mangia e può saziarsi abbondantemente, e c’è chi non mangia perchè non ha cibo sulla tavola e forse rischia di morire o di veder morire i propri cari, i propri bambini. Insopportabile e indigesto, a chi ha un briciolo appena di coscienza, sapere che alcune decine di migliaia di bambini muoiono ogni giorno per fame. Statistiche sulla povertà e sulla fame nel mondo fanno semplicemente rabbrividire, dovrebbero toglierci il sonno e inquietarci tutte le notti, eppure spesso non ci turbano neanche. Dovrebbe seriamente tormentarci il pensiero che quanto Dio ha creato appartiene a tutti indistintamente e tutti dovrebbero poter godere pienamente delle risorse e dei frutti della terra. E’ un diritto negato e rubato! Un diritto che scaturisce dal sacrosanto e originario principio dell’insegnamento sociale della Chiesa: quello della destinazione universale dei beni della terra. Un principio, prima che cristiano,semplicemente umano, intuitivo, logico, razionale, al limite dell’ovvietà estrema. Infatti, quanto produce la terra basta e basterebbe ogni giorno per tutti. Basterebbe solo saper fare la divisione! Basterebbe sapere dividere e distribuire! Un principio solare, anzi una semplice operazione matematica, del tutto ignorata, snobbata, cancellata. Una operazione matematica da molti intelligentoni, governanti, economisti e banchieri, ritenuto utopistica, difficile da realizzare. In realtà , come sappiamo, la difficoltà è del tutto risibile, anzi falsa e totalmente ipocrita. D’altra parte kantianamente si potrebbe anche dire che nulla è impossibile di quanto ricade nella sfera della necessità e dell’obbligo morale!

 

Ciò che in realtà manca non è il cibo ma la disponibilità. Manca, se non l’avessimo capito, la volontà concreta di quanti anzitutto presiedono al governo dei popoli e delle nazioni. La verità , perciò, è che i grandi della terra, i capi delle nazioni, i ricchi del mondo e i consigliori di cui si circondano, sanno fare tutte le operazioni aritmetiche; tutte, tranne la divisione e la condivisione! La diciamo tutta? Sanno moltiplicare affari d’oro confezionando a proprio vantaggioinique leggi o di ingiuste condizioni di mercato o di commercio. Sanno astutamente addizionare e aggiungere sui loro conti beni su beni, cumulare eredità e accumulare risorse della terra e materie prime per sè e per i loro popoli. Con consumata furbizia e sfacciata violenza sanno anche sottrarre illecitamente e impunemente quanto dovuto ai poveri, ai deboli e agli indifesi. E sanno soprattutto moltiplicare e calcolare benissimo quote di profitti, utili, redditi, interessi; tutto, tranne che dividere e condividere. Sanno poi - e con che saggezza! - destinare risorse ingenti alle spese militari, - incrementare eccome! - gli arsenali di armi micidiali che mai potranno essere usate; favorire aziende multinazionali miliardarie e finanziare ricerche i cui finanziamenti e le cui finalità sfuggono del tutto al controllo della gente. Sanno costruire muri e barriere tra i popoli, blindare e rafforzare i confini; sanno costruire ed esportare, senza ritegno, armamenti ai paesi più overi e fragili; alimentare conflitti e guerre per sbarazzarsi della concorrenza. Sanno fare di tutto e di più. C'è una sola operazione che non riescono a fare: la divisione e la condivisione; la giusta ripartizione di quanto Dio ha creato per tutti gli uomini e i popoli. La giustizia distributiva - strano, anzi stranissimo! - non è il loro forte. La divisione, la condivisione: ecco il prodigio operato e annunciato da Gesù il miracolo vero che ha stupito la folla di coloro che lo seguono per le vie della Palestina; il segno che incredibilmente continua a stupire anche noi; il miracolo che neanche a dirsi! E’ la meraviglia della normalità quotidiana, semplice, della vita familiare, dell'amicizia, della fraternità , della solidarietà mracolo della giustizia, dei diritti riconosciuti, dell’eguaglianza concreta; il miracolo riconosciuto anche dall'intelligenza dei bambini, dei semplici, di coloro che sanno fare, meglio di tanti altri sapientoni, la semplice operazione della divisione e della distribuzione in parti uguali di quanto è a mensa. I poveri, si; anch'essi a preferenza dei potenti e dei loro esperti economici - meravigliosamente ci insegnano la più comune operazione matematica, la più semplice, la più elementare, la più umana e la più divina nello stesso tempo. Provare per credere!

 
     
Edizione RodAlia - 24/07/2021
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