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Ambito di Ricerca:Aspetti sociali, in genere
   
MEMORIE ALIESI IN PROSA_6
 
Sogno di una notte di mezza estate
Sogno di una notte di mezza estate

La vigilia o la sera del dì di festa, la gente, dopo la processione, da tutte le parti del paese, attraverso le bianche vele di la fera, mostranti ogni ben di Dio, alla luce delle lampare, affluiva in Piazza Santa Rosalia per il cinema all'aperto.

La ditta Florìa, che portava in giro i suoi impianti su una specie di camion, da dove faceva partire i suoi fasci di luce che si trasformavano in persone e oggetti su un lenzuolo da letto a due piazze, ben tirato ai quattro capi da altrettante funi, legate a due travi, piantate a terra per l'occorrenza, dopo avere, molto cavallerescamente, ringraziato il comitato dei festeggiamenti e le autorità cittadine, che ci tenevano, dava inizio alla proiezione.

Piazza Santa Rosalia veniva oscurata da un impiegato della luce, li firanti venivano invitati a spegnere la loro, e l'atteso sortilegio, finalmente, si compiva. Un mare di gente, seduta per aver portato le sedie da casa; in piedi, di quella che non badava a sacrifici per amore dello spettacolo, magari con un bimbo in grembo e l'altro in collo; accovacciati sui muri i più giovani e intraprendenti; su rialzi, intelligentemente rimediati, i più industriosi; ai balconi, padroni di casa, parenti e amici, oggetto d'invidia malcelata.

Si facevano le ore piccole, seguendo le vicende commoventi, inquietanti o truci, secondo il genere del film.
Ce n'erano di strappa lacrime e svenevoli, che trasformavano la piazza in luogo di sospiri e. pianti e, solo eccezionalmente, di svenimenti, ma più per la stanchezza dello stare in piedi o per lo stato interessante che per altro: «Mamma, mormora la bambina, tu compri solo profumi per te!...»

Ce n'erano con Giacomo Rondinella, protagonista-cantante, che induceva la gente ad esclamazioni corali di sorpresa o di rammarico. La si sentiva trattenere il respiro, deglutire l'acquolina, sussultare, sorridere, fremere, sempre all'unisono e secondo la circostanza.

Talora léggere, come in un coro di tragedia greca, una didascalia con la quale il cronista saldava un episodio all'altro molto distanti tra loro: «Venti anni dopo, quando tutto sembrava essere caduto nell'oblio, e qualcuno tra i più facinorosi aveva tirato le cuoia, un forestiero giunse nel paese, e nessuno sapeva donde venisse e che cosa fosse venuto a fare..., né osava di chiederglielo, a Livisillintocchi ... ».

Ricordo che, cugini e fratelli, ci portavamo sedie e coperte da casa, messi sull'avviso dalla nonna che, calando il sereno, avremmo sentito freddo, nella notte, specialmente dopo il primo sonno... E noi, seduti l'uno accanto all'altro sulle sedie allineate, con le nude gambe coperte dalle mante, cominciavamo a fare testamento già prima della fine del primo tempo e...: «Arrivederci, bella forestiera, rondinella venuta stasera...», finivamo l'uno sull'altro, sopraffatti dal sonno profondo degli innocenti, ed era come se si levitasse e si cominciasse a galleggiare su un mare di gente, immagini e suoni.

Ci svegliavamo quando si riaccendevano le luci della piazza e la gente cominciava a sgombrare, e ci coglieva di sorpresa e quasi ci dispiaceva il saluto compitato e altisonante dei cinemtografari vicaresi: ”La ditta Florìa ringrazia il Comitato, il Sindaco, l'Amministrazione, le Autorità civili e religiose e si augura di ritornare ad Alia presto. Arrivederci e Buona notte!”... Ma quale buona notte?!... se, dopo alquante sequenze, film interi e spezzoni di film, erano già le prime luci dell’alba successiva alla sera del dì di festa, che per essere non di molto posterire al solstizio d’estate, era ancora mattiniera, come, del resto, gli abitanti del paese.


Didacus
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pubblicato nel Periodico parrocchiale di Alia  "LA VOCE", nr. nov-dic/94, pag.3




 
     
Edizione RodAlia - 21/02/2014
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