Intervista a LUCA VULLO regista siciliano a Londra
Autore poliedrico
e regista versatile, dotato di una conoscenza cinematografica garantita
dal percorso di studi e dall'esperienza nel settore, Luca Vullo
sviluppa le sue competenze di ideazione e scrittura durante gli studi a
Bologna al Dipartimento di Arte, Musica e Spettacolo (indirizzo Cinema)
e frequentando diversi corsi di formazione, seminari e laboratori
cinematografici.
Regista di cortometraggi, documentari, docu-fiction, videoclip musicali
e spot pubblicitari, cura l'intero processo produttivo, dall'ideazione
alla post-produzione, svolgendo anche i ruoli di sceneggiatore,
operatore di camera, direttore della fotografia ed editor. Al centro
della sua produzione c'è la Sicilia, assoluta protagonista dei suoi
lavori: Cumu veni si cunta (2003), Caltanissetta oro di
Sicilia (2005), La settimana santa a Caltanissetta (2005), Dallo zolfo
al carbone (2008), La voce del corpo (2011) e Attraversamenti (2012).
Dopo aver realizzato diversi documentari commissionati da Comuni e
istituzioni, nel 2006 fonda la sua casa di produzione cinematografica,
Ondemotive, con la quale amplia le sue abilità di produttore e
distributore.
Impegnato nel campo dell'insegnamento, della media education e del
sociale, realizza laboratori cinematografici rivolti a giovani e
bambini, nell'ambito di scuole, associazioni, cooperative sociali,
istituti penitenziari e comunità di recupero, con la produzione finale
di cortometraggi e spot sociali. Organizza, inoltre, eventi e festival
di cinema, proiezioni dei suoi film e incontri con l'autore per scuole
università, associazioni e istituzioni. Nel 2011 è stato direttore
artistico del LampedusaInFestival.
Raggiungiamo a Londra Luca Vullo, ancora
laureando al DAMS di Bologna, ma già autore di vari
documentari e cortometraggi di grande pregio. Luca è in procinto di
scrivere nella capitale inglese il suo primo lungometraggio.
Hai intenzione di trasferirti a Londra?
In linea di massima sì. Per adesso sono pendolare tra la
Sicilia e Londra.
Con il tuo documentario sul linguaggio
“gestuale” siciliano “La Voce del Corpo”
(link:http://www.lavocedelcorpo.com/) hai portato una Sicilia
conosciuta ma non ricercata in tutto il mondo. Una Sicilia che mi piace
definire “la nostra arte quotidiana del comunicare”, innata in ognuno
di noi. Sei andato con questo documentario anche al festival di Miami
negli USA…
E’ il lavoro più recente, il più complesso, forse frutto
di una serie di analisi che ho fatto in molti di anni di lavoro sulla
Sicilia. Sicuramente l’opera più compiuta della mia evoluzione. Il film
ha ricevuto la Qualifica di Film d’Essai da parte del Ministero per i
Beni e le Attività Culturali – Direzione generale per il Cinema,
entrando così in automatico nel Progetto “Schermi di Qualità”. Un altro
riconoscimento internazionale è giunto il 30 aprile 2012, con una
Menzione Speciale al VII Sicilian Film Festival di Miami. La voce del
corpo è stato presentato anche alla Casa degli Italiani e
all’Università di Barcellona e dopo diverse proiezioni universitarie in
ottobre 2012 inizierà un tour nelle scuole siciliane per incontrare gli
studenti e diffondere la nostra cultura.
E che ti ha dato più soddisfazione.
Sono molto “cliccate” e apprezzate sul web.
Oltre al documentario, ho prodotte varie clip, in realtà
tagliate nella versione finale del documentario ufficiale, ma che
abbiamo pubblicizzato sul web: http://www.facebook.com/lavocedelcorpo.
Con il lavoro precedente “Dallo zolfo al carbone” ho avuto tante
soddisfazioni e premi, come per esempio “Nomination come miglior
documentario” al David di Donatello del 2009”. “Nomination della terna
del Globo d’Oro”. E’ stato un lavoro sulla “genesi dallo zolfo al
carbone”, prodotto dalla Ondemotive : www.ondemotive.net
La produzione è dunque “Ondemotive”.
E’ tua?
Si, sono il solo proprietario, ma collaboro con la mia
famiglia che è in effetti dentro la produzione: mia sorella in
particolare, Liana Vullo, che è il mio braccio destro e segretaria di
produzione, mentre mia madre ha sempre provveduto al catering di molti
lavori.
Da madre siciliana, cucina siciliana…
In realtà mia madre, Angela Gabriele, è calabrese,
sempre madre del Sud è: con le buoni tradizioni della cucina nostra.
Lei cucina in maniera eccezionale e utilizza prodotti di qualità e
biologici. In quest’ultimo film sul linguaggio dei gesti siciliano ho
coinvolto anche mio padre: ho fatto l’en plein! L’ho intervistato come
gli altri e, visto che ha ottime doti istrioniche, l’ho incluso in una
parte del film, molto “cabarettistica”.
E’ stato tagliato?
Assolutamente no!
Mio padre, Giovanni Vullo, è anche nel trailer!
Perché hai deciso di vivere a Londra?
C’è un motivo particolare?
Di certo ho bisogno di disintossicarmi dallo stagnante e
soffocante sistema Italiano. Ho bisogno di un confronto internazionale
basato sulle concrete capacità e non sulla raccomandazione… inoltre,
entrambe le storie che sto scrivendo (documentario e una fiction) sono
comunque siciliane nella loro radice ispiratrice e toccano in qualche
modo la Sicilia. Però, sono un poco saturo della Sicilia in questo
momento. Perché in Sicilia ci sono stato molto e ci ho lavorato molto,
su temi squisitamente siciliani, intendo. E forse anche per l’analisi
dell’ultimo film: un distacco dalla realtà siciliana mi aiuta molto.
Non sarei in grado di realizzare questo distacco ispiratore se non
fossi in un posto totalmente diverso dalla Sicilia com’è, ad esempio,
Londra.
Ti capisco…
Eh sì… Comunque non avevo la concentrazione per scrivere
la storia, e arrivando qua, nonostante i problemi giornalieri di
volersi installare qui, quando ho il tempo di scrivere ho la
concentrazione giusta, il distacco necessario. Quando racconti di una
terra come tanti altri registi che l’hanno fatto, senti l’esigenza di
distaccarti. Allo stesso tempo non ne esci fuori: hai delle ricadute.
Potevo pensare un’idea lontana dalla Sicilia, e invece ho comunque
scritto delle cose che devono essere girate in Sicilia. C’è sempre
un’attrazione quasi morbosa verso la nostra Isola!
Londra è come il centro del mondo..,
Ti fa conoscere
ancora meglio te stesso, i difetti e i pregi dell’essere siciliano ma è
anche vero che se devo raccontare una storia di Sicilia e la racconto
da qui, sono meno coinvolto e la elaboro meglio. Mi fa bene stare un
poco fuori dalla Sicilia, posso parlarne con i miei lavori e con i miei
film.
Il futuro della Sicilia del cinema.
Cosa ti viene in mente? La Sicilia secondo te è “condannata” a fare
quasi esclusivamente film sulla mafia? Oppure si potrebbe e dovrebbe
fare altro con altrettanto successo? Fermo restando che, ovviamente, i
film sulla mafia sono sempre da fare, se non altro per un discorso di
continuazione nella costruzione dell’antimafia.
Il mio ultimo
film-documentario (“La voce del corpo”, ndr) è una risposta a questa
domanda. Nel momento in cui ho pensato di fare un film anche
utilizzando i fondi pubblici per valorizzare il paesaggio siciliano, la
cultura, il territorio, ovviamente la prima cosa è che ho pensato è
stata di non fare nulla che riguarda la mafia. Ho pensato invece di
trovare una particolarità della nostra cultura, riconosciuta nel mondo
come “siciliana” e quindi come nostra peculiarità tradizionale: la
nostra ironia e la nostra capacità di comunicare con il corpo. Che è un
patrimonio.
E’ una
docu-fiction divertente, che tocca un aspetto sostanziale della nostra
cultura, ma che è poco affrontato. Ha un taglio che valorizza il
territorio: girato in vari posti poco conosciuti della Sicilia
evidenziando paesi, piazze, archeologia, e valorizzando risorse e
luoghi. Abbiamo fughe di cervelli e anche di attori.
Ho cercato quindi
di valorizzare un team di attori d’alto livello, ed ho coinvolto quelli
con i quali sto lavorando: Rosario Petìx, Vincenzo Volo, Evelyn Famà.
Sono tutti siciliani: i due uomini di Serradifalco e lei di Catania. Ed
è un rapporto formativo ideale. Insomma, la mia risposta è che sono
assolutamente convinto che si possano raccontare cose di Sicilia senza
parlare della mafia (che comunque è un argomento “giusto”). Sono certo
che si possa fare ottimo cinema dicendo, evidenziando, molte cose senza
parlare esclusivamente di mafia.
Nella mia precedente intervista, ad
Aurelio Grimaldi, ho un poco provocato Aurelio sull’esistenza o no di
un qualcosa che si possa chiamare “Nuovo Cinema Siciliano”. Secondo te,
da giovane regista siciliano emergente, esiste oggi una realtà che si
può chiamare “Nuovo Cinema Siciliano”, cioè un cinema sulla Sicilia
realizzato in Sicilia, sulla Sicilia o da siciliani e che ha un proprio
stile particolare? Cioè un cinema sulla Sicilia (dalla mafia alla
commedia), come dire, vista “da dentro”?
Secondo me sì. Io
lo vedo innanzitutto nella grande quantità di giovani della mia età che
si cimentano nel raccontare storie di Sicilia ambientate in Sicilia e
che spesso prendono spunto dalle storie del proprio paese, anche vere.
Storie che nascono o passano dal proprio territorio: prendono una
telecamera, quello che hanno a disposizione e fanno, creano.
Insomma, un cinema
anche di “micro-territorialità”: cioè sui tanti mondi che compongono la
nostra Isola-continente. E pensi che i tuoi giovani colleghi prendano
spunto dall’esperienza professionale e personale di grandi autori
(Tornatore, Crialese, Grimaldi o altri)?
Ha influito anche
il fatto che ci siano stati loro. Con le loro eventuali pecche e i
loro, tanti, lati positivi. Ci sono certo anche problemi legati alla
burocrazia, alla mancanza di fondi, alla crisi del cinema e così via.
Però, come trend c’è. E va detto che si sono messe a disposizione
risorse finanziarie e umane che hanno dato una spinta a questo trend.
Fino a qualche tempo fa collaboravi
con il “Lampedusa in Festival”: direttore artistico l’anno scorso,
giusto?
Giusto. Quest’anno ho potuto collaborare poco per via
del trasferimento e dei troppi impegni professionali. Faccio parte
anche del coordinamento dei festival siciliani, che è una cosa molto
inusuale per una terra come la nostra dove per mettersi assieme a fare
qualcosa si fatica tanto.
Secondo te il coordinamento dei
Festival siciliani è un’esperienza positiva?
Sì. Vero: si può ottenere di meglio. Ma è una pietra
miliare importante: ci si muove come squadra. Ci sono tanti festival in
Sicilia che si stanno mettendo assieme come forza unica. L’idea di
creare il coordinamento è stata di Nello Correale con l’intenzione fare
una forza unica, una sorta di consorzio di festival che si garantisca
una forza tale che permetta economie di scala, maggiore visibilità,
riduzione delle sovrapposizioni almeno in termini di tempi, e molto
altro. Serve soprattutto ad avere una forza mediatica e politica che
copra i costi per la realizzazione di ogni festival dal più piccolo al
più grande, senza privilegi per pochi: più democratica, più equa. Che
permetta a tutti di andare avanti, anche nella praticità: evitare
accavallamenti di periodi, ad esempio, dato che ci sono festival tutto
l’anno.
La formazione e l‘impegno sociale,
parallele alla parte artistica e commerciale: è un tuo modo di operare.
La passione fa
andare avanti. Lavoro da tempo con le scuole: la Media-education, i
laboratori di cinema, etc., e soprattutto con il carcere minorile e la
comunità penale minorile di Caltanissetta. Ho realizzato un
cortometraggio sulla base di un laboratorio con la comunità di minori.
Dunque ho prodotto spot sociali sulla legalità, uno dei quali è stato
finalista al festival della Fondazione Falcone, e infatti il 23 maggio
eravamo in aula bunker per la premiazione finale (non abbiamo vinto ma
eravamo in finale). Adesso sto facendo un altro lavoro in campo
sociale: un documentario che devo ancora finire, sul mondo
dell’Alzheimer, molto forte ovviamente.
Qui a Londra, al di là dell’ispirazione di altri film
che vorrei girare, mi sto occupando anche di una sezione della mia casa
di produzione. Si chiama “Arte e artisti”: mirata ai video
professionali di promozione per artisti. Realizzo show-reel per attori,
fashion designer, modelle ma anche book-trailer per scrittori,
videoclip per musicisti e band. In questo momento sto collaborando con
Eva Cammarata che è una fashion-designer di Caltanissetta e sta facendo
il suo percorso artistico e professionale qui a Londra da diversi anni.
E allora auguri Luca, per le tue nuove
produzioni siciliane a Londra e grazie per essere un esportatore di
cultura e impegno sociale dalla Sicilia nel mondo.
materiale di pubblicazione, trasmesso da Ruggero Ditta ed Enza Impellitteri