Partendo dall' abitato di Alia, percorrendo la SS. 121 Palermo-Catania
sino al Km. 184 e quindi la Regia trazzera della Gurfa, dopo un
percorso di circa otto Km., raggiungiamo le Grotte della Gurfa. La
Regia trazzera si snoda attraverso un percorso tortuoso, toccando
torrenti ed abbeveratoi, fiancheggiata, a tratti, da lussureggianti
ginestre.
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Il luogo appare subito stranamente misterioso, in una atmosfera intrisa
di primitività . Si ha l'impressione che ivi aleggi uno spirito arcano
che impone un riguardoso silenzio. Ecco, un'alta parete rocciosa dalla
quale prospettano finestre, porte, buchi... Sono le grotte della Gurfa;
un complesso di opere scavate nella roccia.
A piano terreno, due porte d'ingresso; la prima, a sinistra,
immette in
un ampia sala dalla superficie di circa 80 mq. Da qui, percorrendo un
corridoio della lunghezza di circa 8 mt., si arriva ad una grotta di
ampie dimensioni, campaniforme ed a base pressocchè ovale, alla quale è
possibile accedere anche dalla seconda porta d'ingresso già ricordata.
Dall' esterno una ripida ed angusta scaletta conduce ai locali
di primo
piano; quindi un piccolo corridoio d'entrata, una sola prima stanza a
sinistra della superficie di circa mq. 25, e poi una seconda stanza a
destra di circa mq. 60 e ancora una terza di circa mq. 35 ed infine una
quarta stanza di circa mq. 32 dalla quale si diparte un corridoio che
dopo uno sviluppo di circa mt. 6,50, si affaccia nella grotta
companiforme. Questo per sommi capi, lo sviluppo planimetrico
dell'opera.
Certamente c'è da rimanere alquanto stupiti; l'opera è davvero
imponente, ed un'analisi anche sommaria, ma comunque attenta, ci dà la
certezza che essa ha origini piuttosto remote. Ci pare, senza volere
stabilire qui una precisa epoca, ma volendo solamente esprimere una
congettura attendibile, che le nostre Grotte della Gurfa, affondino le
loro origini, quantomeno in quella che fu la loro struttura originaria,
nel 3000 e 2000 a.c. o giù di li, anche se riteniamo possibile che il
loro effettivo completamento ed adattamento possa essere stato
effettuato in epoche successive e quindi da altri popoli.
Le Grotte della Gurfa potrebbero essere nate per motivi dovuti
allo
sviluppo demografico o per un' esigenza di culto che imponeva la
creazione di vere e proprie camere sepolcrali collettive. Molto
probabilmente qui ci troviamo di fronte ad un vero e proprio complesso
edilizio adibito a sepolcro ed , a luogo di culto che doveva servire
un' unica comunità . La mole di lavoro occorsa per la realizzazione è
senz'altro impressionante e quasi inverosimile; basti pensare che
furono scavate, a forza di braccia umane, circa mc. 2.000 di roccia
arenaria.
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La grotta a campana presenta al vertice un buco attraverso il
quale
stentatamente passa un uomo. La tradizione popolare assegna a tale
apertura diversi significati. Ci pare opportuno però chiarire che, a
nostro giudizio, quel buco era tanto necessario quanto indispensabile.
Infatti, secondo noi, tale grotta è stata scavata procedendo dall'alto
in basso, iniziando a bucare la roccia proprio in quel punto, onde
agevolarne il lavoro, dare la voluta forma all'opera ed utilizzando
l'apertura circolare, nel contempo, per la fuoriuscita del materiale di
risulta a mezzo di una carrucola primitiva. Non vogliamo, comunque,
negare la funzione pure importante di tale apertura che permette
l'aerazione dell'ambiente, consentendo di liberarlo da eventuali
prodotti gassosi dovuti a combustione, consentendo ancora al sole di
penetrarvi con un fascio di luce che potrebbe anche aver segnato sulla
parete della grotta il lento scorrere del tempo. Tutti effetti
conseguenti alla tecnica messa in opera.
In una delle stanze di primo piano, esiste, sempre ricavato
nella
roccia, un vero e proprio camino perfettamente funzionante ed ancora
una fossa nel pavimento adibita forse alla conservazione del fuoco e
poi un cunicolo in una parete della stanza a circa mt. 2 dal pavimento
comunicante con l'esterno attraverso un piccolo foro. Nelle pareti
delle stanze si notano ancora delle concavità che dovettero servire per
la custodia di utensili e cibi.
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All' esterno della parete rocciosa una interessante rete di
piccole
canalette conduce l'acqua piovana in recipienti sempre ricavati nella
roccia o allontanano verso l'esterno l'acqua che durante la stagione
invernale potevasi infiltrare gocciolando all'interno delle stanze.
Tutto ciò è testimonianza e prova inconfutabile che le nostre grotte
furono anche abitate dall'uomo; ma noi rimaniamo convinti che esse
dovettero essere modificate nella struttura primitiva per servire al
nuovo scopo con aggiunta di recipienti, ecc... che prima non esistevano.
Gli uomini che realizzarono quest' opera monumentale furono
spinti a
ciò da un impulso trascendentale, religioso. Solamente uno stimolo di
tale portata è riuscito ad indurre l'uomo a compiere fatiche ed opere
grandiose quanto inverosimili; nelle epoche primitive e non, con opere
gigantesche, che sfidano i secoli, ed oggi, andando sulla luna,
sfidando le leggi di fisica.
Le nostre grotte sono lì ad aspettare di essere riconosciute
per quello
che meritano e non certamente per essere preda di piccoli politici. La
nostra modesta competenza e soprattutto un sincero e forte amore per il
passato ci ha indotti a scrivere sulle Grotte della Gurfa. Abbiamo
comunque voluto scrivere con il preciso intendimento di far conoscere
ai lettori un'opera monumentale e tanto dimenticata. Vogliamo rendere
giustizia all'opera ed a chi ha saputo realizzarla, affidando il tutto
alla storia; il resto non ci interessa. Una speranza vogliamo
conservarla: che la "cultura" non continui ad ignorare le Grotte della
Gurfa di Alia che meritano ben altra sorte.
Mario Runfola
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pubblicato
in "Novalia" ,
novembre 1978, n. 1, p. 5.