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IL VANGELO DELLA DOMENICA, 07/08
a cura di Don G.Silvestri
 

 

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IL VANGELO DDELLADOMENICA – 7 AGOSTO


 XIX (ANNO C) - LUCA 12,32-48

 

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.

Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito?

Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più». Parola del Signore.

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Nell’esordio della pagina del vangelo, Gesù denuncia il contrasto tra il vero tesoro dell’uomo e i falsi tesori che illudono e impoveriscono l’uomo. Vero tesoro, per il quale vale la pena di vendere ogni altro bene, è il Regno di Dio: “Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma”. Cristo si affida alla nostra intelligenza, alla capacità di discernimento tra ciò che vale e ciò che non vale, tra ciò che non passa e ciò che si consuma velocemente.

Nessuna persona di buon senso si metterà a raccogliere monete false piuttosto che monete vere. L’analogia con la carta moneta è lampante, tuttavia l’applicazione nel campo delle scelte valoriali, etiche, ci è molto difficile realizzarla. C’è la possibilità che l’uomo si lasci ingannare e cada vittima di facili illusioni. Tra il dire e il fare dell’uomo c’è sempre di mezzo non solo l’illusione, ma anche la mancanza di discernimento e, soprattutto, lo spirito di contraddizione che ci portiamo dentro, il conflitto perenne tra le nostre aspirazioni interiori, come dice S. Paolo: “Faccio il male che non voglio e non faccio il bene che voglio” (Rom 7,19). Né ci fa difetto, infine, l’impazienza dei tempi moderni che - ahimè! - ci porta a cercare il piacere immediato, spesso in ciò che è futile o dannoso piuttosto che preparare saggiamente ciò che giova veramente alla nostra vita.

Per noi credenti, chiave di volta resta il tesoro del Regno di Dio annunciato da Gesù e la vigile fedeltà richiesta per custodirlo e incrementarlo in ogni modo (cf Mt 13, 31-32). Già! Per come è annunciato da Gesù, il dono del Regno è una stupefacente notizia, consolante, liberante, appagante la fame di vita dell’uomo! Il Regno dei cieli è il tesoro che vale più di tutti gli altri tesori, e possedere questo tesoro è la chiave della propria beatitudine.

Ora, mi chiedo e ti chiedo: cos’è in realtà questo regno di Dio per noi? Ci esalta veramente sapere di questo dono del Padre? È un dono che tocca realmente la nostra vita? Ci coinvolge in prima persona? E poi: ci esalta l’inaudita promessa di vedere, nel banchetto del Regno, il Signore stesso stringersi le vesti ai fianchi, farci sedere a tavola e passare a servirci? “Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli”.

Eppure, io credo che queste parole oggi non interessino più di tanto le nostre orecchie e, ciò che è più grave, il nostro cuore. Usciti di chiesa, sono parole subito dimenticate e archiviate: parole arcaiche, di altri tempi e di altre stagioni! Riconosciamolo: per molti di noi ‘Regno di Dio’ è un’espressione priva di significato vero; non dice nulla di concreto; un’idea vuota, astratta, lontana.

Dice infatti il Signore: “dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”. E infatti il nostro cuore oggi è altrove, molto lontano dalla fede. Batte per altri scopi e altri obiettivi, più o meno importanti e significativi, ma ormai lontanissimi dal vangelo. Viviamo in una società dove prevalgono competizione estrema, prevaricazione, astuzia, violenza, aggressività, intolleranza; e siamo immersi in clima di diffidenza reciproca, di invidia, di rivalità e di sfiducia. L’annuncio del Regno di Dio ha cessato veramente di influire sulla nostra vita. Molti di noi, forse, lo riteniamo un annuncio alienante, un richiamo medievale ad un ‘al di là’ cui non crede più nessuno realmente.

Eppure la notizia del Regno di Dio è annunciata da Gesù come notizia sconvolgente, come annunzio liberatorio, come novità esaltante. E in effetti lo è. È un annunzio che ribalta e capovolge la sorte della storia umana; che rovescia la sorte degli umili e dei poveri, che libera dal giogo gli sfruttati e gli oppressi. L’annunzio del Regno è potentissima denuncia e contestazione del male e della violenza che ogni giorno si abbatte sui deboli e sugli innocenti.

Dio vuole il ribaltamento di questo mondo alla rovescia; mondo sbagliato, ingiusto e iniquo; società che premia malvagi e prepotenti e sacrifica i deboli e gli onesti; mondo che esalta il potere e il denaro sopra tutto e che abbassa ad ‘optional’ la giustizia, i diritti dell’uomo, la sua dignità, il lavoro, l’onestà; umanità che dimentica la bellezza della vita dell’uomo, dell’amore, dell’amicizia; che ignora la bontà della natura creata da Dio, e ferisce gravemente la bellezza della ‘casa comune’ nella quale siamo chiamati a vivere in piena armonia con tutte le creature.

Il Regno di Dio fa esplodere il mondo vecchio e ne genera uno nuovo; manda in soffitta le strutture vecchie, ingiuste e inique delle società umane. È inizio di un’era nuova per l’umanità, nella quale ritrovare finalmente un senso alla vita. In esso infatti si radica la necessità di una vera fraternità universale; il valore immenso della solidarietà tra gli uomini e la bellezza di una convivenza umana rappacificata, capace di superare ogni logica di divisione e di contrapposizione; di abbattere ogni forma di pregiudizio, di razzismo, di discriminazione, di violenza e di guerra. Cristo ci chiama ad essere amministratori fedeli della grazia di questo Regno, custodi vigili e gelosi dei fratelli e delle sorelle; difensori dei deboli e degli umili; sentinelle della ‘casa comune’ e dello splendore del creato.

Credenti veri si è, solo se si dà ragione ogni giorno del proprio operato in favore della dilatazione concreta del Regno di Dio. Dovremmo continuamente sobbalzare dalle nostre sedie e dalle nostre poltrone, se, purtroppo, non s’intravvede ancora il giorno della piena liberazione dei poveri e delle vittime di questo mondo impazzito e malato.



     
 
Edizione RodAlia - 06/08/2022
 
     
 
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